L’acqua del rubinetto è Più economica

Ma è senza inquinanti ?

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In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, la presidente dell’ACSI ci spiega perché è meglio consumare quella del rubinetto

LUGANO – Sugli scaffali del supermercato si trova acqua minerale di tutte le marche e proveniente da ogni parte del mondo.

Da quella che sgorga dalle nostre montagne a quella più “prestigiosa”, come la Evian dalla Francia, la Voss dalla Norvegia e la Fiji dall’omonima isola del Pacifico.

«Ma l’acqua del rubinetto è la bevanda ideale, dato che è molto più economica ed ecologica» ricorda, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, Evelyne Battaglia Richi, presidente dell’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (ACSI).

L’acqua del rubinetto è inoltre, sempre secondo Battaglia Richi, più sicura di quella in bottiglia: «È più controllata» ci dice, ricordando il recente caso delle microplastiche riscontrate in tutte le acque in bottiglia di alcuni dei principali marchi.

(Tratto da https://www.tio.ch/ticino/attualita)

L’80% dell’acqua potabile consumata in Svizzera proviene dal sottosuolo.

Le riserve idriche sono abbondanti, ma sono sempre più soggette a contaminazioni.

In Svizzera, l’acqua potabile è ricavata da tre diverse risorse.

Circa il 40% proviene dalle falde acquifere, un altro 40% dalle sorgenti e il restante 20% da acque di superficie, soprattutto da laghi e fiumi.

Le acque sotterranee sono alimentate dalla pioggia, dallo scioglimento della neve e dei ghiacciai, così come dalle infiltrazioni dei corsi d’acqua.

Le riserve nelle cavità del sottosuolo sono enormi: 150 miliardi metri cubi, ciò che corrisponde all’incirca al volume di tutti i laghi svizzeri.

Di questi, soltanto poco più di un miliardo è prelevato per soddisfare il fabbisogno in acqua potabile.

Nitrati e residui di pesticidi nell’acqua

Teoricamente, sarebbe possibile estrarre una quantità oltre dieci volte superiore, senza ripercussioni permanenti sul livello della falda freatica e sull’ambiente, osserva Ronald Kozel, a capo della sezione ‘Idrologia’ presso l’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam).

Il problema prosegue, è che oggigiorno è spesso impossibile realizzare nuovi punti di captazione dell’acqua, in particolare sull’altopiano elvetico.

La crescente urbanizzazione, l’utilizzo intensivo del territorio da parte dell’agricoltura e i conseguenti conflitti di interesse limitano sempre più la quantità di acqua effettivamente sfruttabile, sottolinea Kozel.


A inquietare l’Ufam non è però l’aspetto quantitativo.


 “Le riserve idriche sotterranee sono sempre più soggette a contaminazioni, la maggior parte delle quali proviene dall’agricoltura”, rileva il rapporto dell’Osservazione nazionale delle acque sotterranee (NAQUA) pubblicato dall’Ufam.



La qualità dell’acqua è compromessa in particolare da nitrati, da residui di prodotti fitosanitari, da medicamenti e da micro-inquinanti provenienti dalle industrie, dall’artigianato e dalle economie domestiche, scrive l’Ufam.


Nuove sostanze

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In generale, in Svizzera la qualità delle acque è buona.

Tuttavia Residui di fertilizzanti e prodotti fitosanitari o ingredienti di cosmetici, detergenti o farmaci, ad esempio, compromettono le acque sotterranee e superficiali.

Questi cosiddetti micro-inquinanti possono avere effetti pregiudizievoli sulla qualità delle acque già in concentrazioni molto basse.

In molti fiumi di medie e grandi dimensioni, la maggior parte dei micro-inquinanti proviene dagli impianti di depurazione delle acque di scarico (IDA).

Circa 4800 dei 65 000 chilometri della rete idrografica svizzera sono inquinati dalle acque di scarico rilasciate da queste sorgenti puntuali.

(FONTE) Società svizzera di idrologia e limnologia SSIL, CHy (ed.) 2011: Auswirkungen der Klimaänderung auf die Wasserkraftnutzung – Synthesebericht. Beiträge zur Hydrologie der Schweiz Nr. 38. Bern: 28 S.

Micro e nano-plastiche nell’acqua del rubinetto

Claudio Crivelli Barella interroga il Governo sulla presenza di micro e Nano-plastiche nelle reti di acqua potabile

“Le micro-plastiche (dalla dimensione inferiore ai 5 mm) e le nano-plastiche (inferiori ai 0.1 µm) sono particelle inquinanti di materiale plastico.

Introdotte nell’ambiente da fonti primarie (appositamente fabbricate quali componenti di cosmetici, detergenti per il viso o per la tecnologia di sabbiatura ad aria compressa) o da fonti secondarie (derivati dalla frammentazione di detriti di plastica di grandi dimensioni).

Le micro- e nano-particelle di plastica sono ormai ovunque, nelle acque sia marine che dolci, nei suoli e nell’aria.

Attraverso l’ingestione o la respirazione, le particelle di plastica possono essere integrate nei tessuti degli organismi.

Rischi per la salute

Successivamente accumulate lungo la catena alimentare e infine consumate dagli esseri umani, situati all’apice della catena alimentare.

Conseguenze nocive delle micro e nano-plastiche nell’ambiente sono state rilevate nei molluschi, vermi, crostacei, pesci, uccelli, tartarughe e in altri organismi acquatici.

I rischi per la salute di animali e dell’essere umano derivano dagli effetti tossici e cancerogeni delle sostanze utilizzate nella fabbricazione delle plastiche.

Ftalati Bisfenolo e altri inquinanti tossici

Come gli agenti plastificanti (p.es. gli ftalati), gli agenti usati per indurire la plastica (p. es il bisfenolo A) e i ritardanti di fiamma (p. es. il tetrabromobisfenolo), oppure dagli effetti derivati da inquinanti organici persistenti (p.es. il PCB), metalli pesanti o patogeni accumulati sulla superficie delle particelle durante la loro persistenza nell’ambiente

Malgrado i rischi diretti per la salute umana delle micro e nano-plastiche non siano ancora sufficientemente studiati e “ciò che è noto è circondato da una notevole incertezza


Le prove presentate dal DEFRA(Dipartimento per l’ambiente Food & Rural Affairs)


Hanno dimostrato che le particelle più piccole, conosciute come nano-plastichepossono persino permeare le membrane cellulari, così come nei tessuti intestinali.

Una volta all’interno dei tessuti, è teoricamente possibile che le micro-plastiche interagiscano con i tessuti biologici in modo tossico, ma questo non è ancora stato testato.

Un fattore essenziale che determina se le micro-plastiche presentano una minaccia fisica e/o agiscono come vettore per il trasferimento di sostanze chimiche è la capacità di assorbimento di tali particelle.

Visto che le micro e nano-plastiche sono in grado di bio-accumulare, presentano una fonte a lungo termine di sostanze chimiche che possono riversarsi nei tessuti e nei liquidi corporei.

Ciò è preoccupante poiché alcuni additivi utilizzati per la produzione di micro-plastiche hanno effetti tossici sulla salute umana

Sostanze pericolose


le sostanze contenute o associate ad esse possono condurre allo sviluppo di tumori, a malattie cardiovascolari, obesità, infertilità, malformazioni congenite, disfunzioni del sistema endocrino, diabete, disfunzioni epatiche e danni alla cute.


È risaputo che sono le particelle più piccole ad essere capaci di penetrare nelle cellule umane e di conseguenza a causare il maggior numero di danni.

In un’intervista rilasciata al periodico francese Journal de l’environnement, la ricercatrice irlandese e esperta del soggetto Anne-Marie Mahon (del Galway-Mayo Institute of Technology), dichiara:

“Non sappiamo ancora esattamente quale effetto le micro-plastiche hanno sulla salute umana.

Ecco perché dovremmo applicare il principio di precauzione e aumentare la ricerca per scoprire i rischi reali”.


Nello stesso articolo, la professoressa di Chimica della New York State University Sherri Mason invece si interroga:

“Abbiamo abbastanza dati sugli effetti della plastica sulla fauna selvatica.

Se hanno un tale impatto su di essa, come possiamo pensare che non abbiano un impatto su di noi?”

Secondo uno studio pubblicato in aprile del 2018 nel quale sono stati analizzati campioni d’acqua del rubinetto, l’83 % dei campioni di acqua potabile del mondo contengono micro-plastiche (72% dei campioni europei).

In Svizzera, il 90% dei suoli delle pianure alluvionali sono contaminate da micro-plastiche.

Il Dipartimento del territorio (DT) del Cantone Ticino ha recentemente pubblicato uno studio che rivela che la concentrazione di micro-plastiche nel Lago Ceresio (213’500 particelle per km2) e nel Lago Maggiore (220’000 particelle per km2) risulta essere pari al doppio rispetto alla media rilevata nelle acque elvetiche.

Per ovviare alla problematica delle micro-plastiche nei laghi il DT prevede ulteriori approfondimenti e una campagna di sensibilizzazione.

Incentrata sulla prevenzione dell’emissione nell’ambiente (evitare i prodotti con imballaggi monouso in plastica, evitare l’uso di saponi, cosmetici e prodotti abrasivi con plastiche primarie), sulla riduzione (evitare i prodotti “usa e getta” in e con plastica) e sulla chiusura del ciclo dei rifiuti promuovendo il riciclaggio.

Poca attenzione verso le micro-plastiche

In Svizzera la presenza di micro e nano-plastiche nell’acqua potabile non viene sistematicamente analizzata

Perché l’Ufficio federale dell’ambiente (BAFU) ritiene che il rischio che queste raggiungano l’acqua potabile sia basso.

Si presume infatti che le acque di falda siano in gran parte liberate dalle plastiche durante la filtrazione attraverso i vari strati di terreno, o che avvenga negli impianti trattamento dell’acqua potabile.

Ammissione dell’inquinamento

Tuttavia L’ufficio preposto all’approvvigionamento idrico della Città di Zurigo, ammette che, seppure le particelle più grandi di 300 μm siano trattenute durante il processo di filtrazione dell’acqua potabile, la rimozione delle particelle più piccole, in particolare delle nano-plastiche (ovvero le particelle più pericolose per la salute) risulti più difficile.

Ultrafiltrazione rimedio valido

Per rimuovere le nanoparticelle (che comprendono anche le nano-plastiche) dall’acqua potabile, la Città di Zurigo prevede l’istallazione di una fase di ultrafiltrazione nell’impianto di captazione a lago di Moos, a partire dal 2024, istallazione già operativa nei comuni di Horgen e Männedorf sul Lago di Zurigo.

In Ticino, seppure alcune aziende dell’acqua potabile si preparino all’istallazione di nuove tecnologie comprendenti anche l’ultrafiltrazione nel trattamento delle acque captate a lago.

Il rischio della presenza di micro e nano-plastiche nell’acqua potabile pare poco chiaro, alla luce del fatto che gli attuali filtri “a sabbia” non diano garanzie sul trattenimento delle micro e nano-particelle e in presenza di acque lacustri (nel Lago Ceresio e Lago Maggiore) con tenori in micro-plastiche doppi rispetto alla media Svizzera”.


Appello DELL’OMS: servono dati sulle micro-plastiche presenti nell’acqua che beviamo


L’Organizzazione mondiale della Sanità lancia un appello sulle micro-plastiche contenute nell’acqua: presenti ovunque, anche nell’acqua del rubinetto, in quella acquistata in bottiglia e in quella di sorgente, le micro-plastiche sono ancora poco studiate e abbiamo «urgente bisogno di sapere di più sul loro impatto sulla salute».

L’Oms ha pubblicato il rapporto «Microplastics in Drinking Water», in cui chiede un’ulteriore valutazione della presenza di queste sostanze nelle acque che beviamo e delle loro conseguenze sul nostro organismo.

Potenziali Pericoli

I potenziali pericoli associati alle microplastiche presenti nell’acqua potabile, osserva l’ Oms, sono di tipo fisico (collegato al loro accumulo) e chimico (collegato alla loro tossicità), ma vi è anche la possibilità che possano essere veicolo per l’ingestione di microbi patogeni.

Dall’esame della letteratura scientifica disponibile, sono stati identificati solo nove studi che hanno misurato le microplastiche nell’acqua potabile e, nei singoli campioni, sono stati riportate da 0 a 10.000 particelle/L.

Degradazione dei rifiuti

Le microplastiche provengono dalla degradazione di oggetti e tessuti sintetici che entrano nel ciclo dell’acqua potabile, ad esempio attraverso le acque reflue o scarichi industriali, ma «anche le stesse bottiglie di plastica e i tappi possono esserne fonte».

Comprendono una vasta gamma di materiali, con diverse composizioni chimiche (come polietilentereftalato e polipropilene), diverse forme (fibre o frammenti) e diverse dimensioni (da 5mm a meno di 1 micrometro).

Si ritiene che le microplastiche superiori a 150 micrometri vengano espulse dall’organismo con la digestione e che anche l’assorbimento di particelle più piccole sia limitato.

Tuttavia, l’assorbimento di nanoparticelle, può essere più elevato, perché attraverso il sistema linfatico e il sangue possono raggiungere organi, come fegato e reni.

Secondo L’OMS, è quindi urgente fermare l’aumento dell’inquinamento da plastica in tutto il mondo, diminuendone l’uso e migliorandone il riciclo.


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